Quanto tempo è necessario per superare un trauma?

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Alcuni indicazioni utili per accelerare e favorire la guarigione

La saggezza popolare ci insegna che: “il tempo è la miglior cura per la sofferenza e rimargina tutte le ferite”.

Il cervello ha bisogno di tempo per:

  • recuperare dall’impatto che l’evento traumatico ha avuto sull’individuo e sulle emozioni
  • per smaltire le reazioni da stress che si scatenano di conseguenza

Nella maggior parte dei casi il tempo, insieme alle risorse individuali, sociali e familiari, riesce davvero a rimarginare le ferite nella maggior parte dei casi.

Ma ci sono una minoranza di casi in cui la risoluzione di un trauma psicologico può essere difficile o rimanere bloccata a tempo indeterminato. A causa dell’insinuarsi di alcuni circoli viziosi che non ci aiutano a superare l’evento.

Indicazioni utili per favorire una maggiore risoluzione dell’evento traumatico:

  • Le persone che pensano di poter influire sul proprio benessere hanno una maggiore probabilità di rialzarsi dopo un urto della vita. Ciò avviene in quanto manifestano un comportamento più attivo, in quanto contano sulle proprie risorse interiori ed esteriori.

Coloro invece che ritengono che le influenze direzionano e determinano la qualità della loro, arrivino principalmente dall’esterno, avranno minori probabilità di superare efficacemente un trauma.

Il comportamento passivo porta l’individuo a crogiolarsi nel dolore senza fare nulla per risolverlo.

  • Un primo passo mentale da fare per superare una situazione traumatica è quello di rendersi conto che non possiamo cambiare quello che è successo. Preso atto di questo, ogni pensiero ripetitivo che ruoterà intorno al trauma ne bloccherà il cammino verso la sua risoluzione. Non accettare quello che è successo significa rimuginare mille ipotesi che non troveranno mai risposta. 

Queste ipotesi, possono diventare rapidamente o lentamente delle convinzioni su di sé e ruotano attorno al tema della responsabilità. Ecco alcuni esempi: (“è tutta colpa mia”, “se mi fossi comportata diversamente forse non sarebbe accaduto”). Questa condizione porta soltanto al perpetuarsi della sofferenza.

  • Altri pensieri che non aiutano sono quelli relativi al concetto di perdita del controllo. Alcuni esempi: (“il mondo è imprevedibile”, “non sono più in grado di controllare nulla”).
  • Altri pensieri ancora riguardano la mancanza di sicurezza. Ovvero (“il mondo è pericoloso”, “io sono vulnerabile”). Questi portano erroneamente il soggetto a considerarsi completamente in balia degli eventi in un modo sentito come totalmente pericoloso.

I pensieri funzionali nella risoluzione del Trauma

I pensieri funzionali sono quelli incentrati sul qui ed ora. Riguardano quello che possiamo fare concretamente per migliorare le nostre condizioni attuali e trovare un sollievo dalla sofferenza.

  • Come prima cosa, è importante ripristinare i corretti bioritmi fisiologici, tra cui: una sana alimentazione e svolgere esercizio fisico regolare.
  • Come seconda cosa ricercare un sostegno sociale. Ad esempio chiamare o uscire con un amico che ci permetta di frequentare persone in grado di fornirci conforto affettivo.
  • Attivare le proprie risorse creative. Ad esempio ascoltare la musica rilassante o energizzante, fare una passeggiata, leggere un libro, fare un bagno caldo, ballare, suonare uno strumento…)
  • Annotare in un diario le attività quotidiane, facendo una scaletta delle priorità, contrastando la tendenza alla procrastinazione.
  • Adottare tecniche di rilassamento, dal training autogeno allo yoga strutturato, a pratiche di meditazione come la mindfulness. Queste sono tutte strategie che favoriscono la consapevolezza del qui ed ora. Tecnica dell’EMDR.

In sintesi, per elaborare un trauma non possiamo evitare il dolore, ma possiamo decidere per quanto tempo soffrire per una determinata situazione!

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